La lezione by Marco Franzoso

La lezione by Marco Franzoso

autore:Marco Franzoso [Franzoso, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-03-04T12:00:00+00:00


L’ho fatto sedere.

«Senza fretta, mio caro.»

Gli ho lanciato le manette acquistate al sexy shop. Gli ho spiegato che doveva ammanettarsi mani e piedi alla chaise-longue.

Prima di serrarsi i polsi avrebbe dovuto inserire la testa dentro il cappio.

Una semplice sequenza da eseguire sempre uguale.

«Si giri, è quello appeso alla maniglia della finestra.»

La sequenza sarebbe stata rispettata anche nel futuro.

Gli ho chiesto di perdonarmi se non gli toglievo il nastro adesivo dalla bocca, ma era prematuro prendersi certe confidenze.

I rapporti vanno costruiti, e la fiducia conquistata.

Avevo bisogno di sentirmi sicura e sapevo che lui al posto mio avrebbe fatto lo stesso.

«Per l’amicizia e la fiducia bisogna essere in due.»

Gli ho chiesto un’estrema cortesia.

Avrei avuto piacere che con la mano libera si fosse dato un giro di nastro adesivo dove in quel momento stringevano le manette, alla mano legata e anche alle caviglie. Fatto questo, poteva inserire la manetta nell’altra mano, e chiuderla intorno al rispettivo bracciolo. Avrei provveduto io a fissarla definitivamente col nastro adesivo.

«È molto semplice. Lo faccio per difendere la nostra relazione.»

Da dove usciva quel sarcasmo?

Non era importante, contava solo che lui percepisse la mia sicurezza.

Ho lasciato il cursore e ho preparato da mangiare.

Pietanze molto semplici, per la verità. Minestra in brodo e uova.

Non disponevo di molto tempo. Mi sono scusata, gli ho detto che speravo mi capisse, ma il lavoro di un avvocato era diventato un inferno.

«Viviamo nell’emergenza costante.»

Ha fatto cenno di sì con la testa.

«Come tutti, d’altra parte.»

Mi sono avvicinata col piatto di brodo.

Sono andata dietro di lui e ho stretto il cappio in modo da concedergli al massimo due centimetri di movimento. Poteva mangiare, deglutire, anche se con fatica, ma niente di più. Non poteva, per esempio, darmi una testata o mordermi.

Gli ho suggerito di rimanere immobile.

Ho appoggiato il piatto sul tavolo e, mantenendomi a distanza di sicurezza, gli ho legato col nastro adesivo la mano fissata solo con la manetta.

«Signor Walder» ho ripreso, «la pappa è pronta! La prego di non alzare la voce o urlare mentre mangia, in questa casa diamo valore all’educazione.»

Gli ho staccato il nastro adesivo dalla bocca.

Gli ho dato da mangiare come avrei fatto con un bambino.

Prendevo un cucchiaio di minestra, ci soffiavo sopra e glielo infilavo in bocca.

Lui ha mangiato fino alla fine. Aveva una gran fame.

«Lei è proprio una buona forchetta, signor Walder. Dà molta soddisfazione allo chef.»

Sentivo il bisogno di prenderlo in giro. Era il mio modo di mascherare la paura. E poi speravo di indebolirlo.

Gli ho asciugato le labbra con una salvietta e gli ho somministrato l’uovo.

Gli ho chiesto se aveva sete. Ha accennato di sì con la testa.

L’ho fatto bere.

Gli ho richiuso la bocca col nastro adesivo.

«Molto bene, stiamo iniziando nel migliore dei modi. Ma non avevo dubbi. Siamo due persone che sanno stare al mondo.»

Sono tornata a tavola e ho mangiato il mio brodo e il mio uovo. Ho sbucciato una mela, era buona e succosa. Poi sono andata a stendermi in camera.

“Eccomi a casa sul mio letto. Molto meglio di un club sand-wich al Topazio” ho pensato.



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